LA TEORIA DELL’ESPANSIONE TERRESTRE

Di Antonio Soritto e la sua pagina FB Curiosando in Alto e in Basso

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Formulata da diversi autori negli anni Trenta, la teoria dell’espansione terrestre è stata ripresa negli anni Settanta dallo studioso australiano Samuel Warren Carey, al quale si devono non solo il contributo di nuovi importanti elementi a suo sostegno ma anche la sistemazione più organica dei dati su cui poggia; suo presupposto fondamentale è che l’estensione della superficie terrestre non sia rimasta costante nel tempo, ma sia invece progressivamente aumentata. Secondo Carey, che si basa su misurazioni geodetiche e ricostruzioni paleotettoniche, l’espansione della Terra, a partire dal Paleozoico, risulterebbe pari a circa il 40% della superficie iniziale; il diametro terrestre sarebbe dunque aumentato di 1,7 cm all’anno. Egli suppone che le masse continentali siano sempre esistite, crescendo d’estensione nel corso del tempo; le masse oceaniche, invece, sarebbero comparse, e si sarebbero via via sviluppate, per effetto dell’espansione terrestre; mentre la formazione dei rilievi montuosi sarebbe dovuta a un geotumore che risale verso la superficie (vedi teorie orogenetiche). Inoltre lo studioso australiano respinge l’ipotesi secondo la quale esisterebbero zone di subduzione con consunzione litosferica, come prospettato dalla teoria della tettonica a zolle. Secondo Carey la superficie terrestre è costituita attualmente da otto poligoni di primo ordine, posti in contatto fra loro lungo le dorsali e le fosse, e aventi uno spessore che raggiunge la base del mantello; ciascuno di questi poligoni principali sarebbe formato a sua volta da poligoni minori (di secondo ordine) il cui spessore giunge fino alla base dell’astenosfera. In conclusione, le cause dell’espansione terrestre non sono ancora note. Tuttavia Carey avanza alcune ipotesi: esse potrebbero risiedere in una progressiva diminuzione della costante gravitazionale G, in transizioni di fase da materiali più densi a materiali meno densi, oppure in un aumento progressivo di massa per trasformazione dell’energia in materia.

Christopher Otto Hilgendberg è stato il primo, nel 1933, a mostrare che se restringiamo la Terra al 55-60% della sua attuale dimensione, allora tutti i continenti si incastrano insieme a formare un puzzle, come mostrato in figura 5.2.

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Egli ha fatto la coraggiosa supposizione che ciò fosse causato dall’espansione della Terra; un tempo nel passato essa era veramente il 55-60% dell’attuale dimensione. L’articolo più rigoroso che abbiamo trovato sull’argomento è di James Maxlow [7], e sarà citato nel proseguio.
Questo nuovo modello certamente non è nei libri di testo delle scuole di oggi, ma sta lentamente guadagnando popolarità nel corso degli anni. Un Simposio sull’Espansione della Terra è stato tenuto a Sidney, in Australia nel 1981, e lo Smithsonian Institution ha ospitato un meeting nel 1989 dove sono stati discussi questi concetti ed altri relativi a modelli tettonici globali. Come scrive Maxlow,
Questi argomenti [nel meeting dello Smithsonian] hanno indicato che sembra esserci qualcosa di discutibile nella teoria della tettonica a placche per come è attualmente presentata (Kremp, 1992) e che i presenti concetti di tettonica a placche / deriva dei continenti / oscillazione dei poli, possano aver bisogno di essere rivalutati, rivisitati e respinti (Smiley, 1992).


Fonti:

http://www.stazioneceleste.it/…/wilcock/wilcock_TDC_05.htm

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