PROMETEO: L’AQUILA E IL SERPENTE

Di Patrizia Spiga

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Prommoteo,un gigante minore ,fratello di Atlante, lo ritengo un personaggio simile a Gesù. Naturalmente il racconto non finisce qui, altrettanto interessante è il secondo episodio ,ma vorrei conoscere le vostre opinioni. Per quanto riguarda Noè c’è un piccolo dettaglio,nella sua imbarcazione non erano presenti i serpenti, ma soprattutto volatili, in proposito è interessante il racconto dell’aquila che tra le torture inflitte da Zeus a Promoteo si mangiava il suo fegato e questi ricresceva sempre. La descrizione dell’aquila a mio avviso è esclusivamente diretta alle astronavi degli dei.

Prometeo era figlio figlio di Gipeto  è un uccello rapace noto come uccello barbuto o avvoltoio degli agnelli (http://it.wikipedia.org/wiki/Gypaetus_barbatus), vorrei aggiungere un piccolo particolare in proposito : Eschilo si dice sia morto a causa di un’aquila che scambiò la sua testa per una testuggine !!!! molti non sanno che la costellazione della tartaruga nella mitologia greca rappresenta la lira, però sono convinta che in quello spazio così lontano ci siano le nostre radici…..
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KUR O ISHKUR: IL DIO DELLA MORTE E DELLA MONTAGNA

Di Inanna Adamas

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Ishkur, figlio di Enlil, diventò il dio unico degli Ebrei: il famoso YHVH.
Nei testi sumeri di circa 6000 anni fa si parla del dio EN.LIL, che aveva l’epiteto di ILU.KUR.GAL, ovvero “Signore della grande montagna”; egli aveva tre figli, uno dei quali si chiamava ISH.KUR o “Signore della montagna”, difatti il glifo KUR in sumero significa “montagna” mentre ISH è un gioco di parole che deriva dall’unire l’accadico ISHA (signore) con la desinenza cananea ISH (montagna), glifo che viene tradotto in accadico con SHADDU, e che si evolverà in ebraico in El Shaddai, dove El vuol dire “Signore”, mentre Shaddai significa “montagna”.
Questo è l’epiteto con cui Dio si presenterà per la prima nell’Antico Testamento, quando in Genesi 17: 1,2 disse ad Abramo:

«Io sono El Shaddai, cammina alla mia presenza e sii perfetto».

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LILITH – LAIL – LAILAH

Di Inanna Adamas

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Lilith è una figura presente nelle antiche religioni mesopotamiche e nella prima religione ebraica, che potrebbe averla appresa dai babilonesi assieme ad altri culti e miti (come il Diluvio universale) durante la prigionia di Babilonia.
Nella religione mesopotamica Lilith è il demone femminile associato alla tempesta, ritenuto portatore di disgrazia, malattia e morte. La figura di Lilith appare inizialmente in un insieme di demoni e spiriti legati al vento e alla tempesta, come è il caso nella religiosità SUMERICA DI LILITU, circa nel 3000 a.C.
Per gli antichi ebrei Lilith era la prima moglie di Adamo (quindi precedente ad Eva), che fu ripudiata e cacciata via perché si rifiutò di obbedire al marito.
Lilith compare nell’insieme di credenze dell’Ebraismo come un demone notturno, ovvero come una civetta che lancia il suo urlo nella versione della cosiddetta Bibbia di re Giacomo. Secondo la tradizione della qabalah ebraica, invece, è il nome della prima donna creata, prima compagna di Adamo e precedente a Eva. La sua figura, delineata nel Medioevo, risale a miti e leggende antiche della Mesopotamia. Nell’immaginario popolare ebraico è temuta come demone notturno capace di portare danno ai bambini di sesso maschile e caratterizzata dagli aspetti negativi della femminilità: adulterio, stregoneria e lussuria.
Alla fine dell’Ottocento, in parallelo alla crescente emancipazione femminile nel mondo occidentale, la figura di Lilith diventa il simbolo del femminile che non si assoggetta al maschile e, rivalutata nelle religioni neopagane, viene posta a fianco di simboli come quello della Grande Madre. ( LA SUMERA NINHURSAG).
L’accadico Lil-itu (“signora dell’aria”) potrebbe riferirsi alla divinità femminile sumerica Ninlil (del pari “signora dell’aria”), dea del vento meridionale e moglie di Enlil. La storia di Adapa ci narra come Adapa avesse infranto le ali del vento del sud, azione per la quale egli temette di essere punito con la morte. Nell’antico Iraq, il vento del sud è associato con l’aggressione portata dalle tempeste di polvere meridionali e in generale con le malattie.
L’accadico Līlītu e l’ebraico לילית (lilith)….sono aggettivi femminili che derivano dalla radice linguistica proto-semitica <L-Y-L> = LAIL “notte” (con l’aggiunta della lettera TAV a significare “della notte”, “notturna”), e traduce letteralmente un “essere femminile della notte, sebbene le iscrizioni cuneiformi in cui compaiono i termini Līlīth e Līlītu si riferirono in seguito agli spiriti aerei che apportano malattie. La stessa radice – che non esige letteralmente uniformità di concetti – in ebraico e nell’arabo Lailah/Leyla, Lela Lel Lail ..significa “sera, notte”.
Qualcuno ha osservato che Lilith sembra essere il corrispondente pagano della Madonna, ma, mentre questa schiaccerà il serpente ( enki) e lo dominerà, Lilith ne è attratta, quasi inconsapevole, e ne è avvolta, quasi connivente nello scoprire i segreti della natura umana.

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ARCHEOLOGIA LINGUISTICA – RESOCONTI DAL PASSATO

Di Fabio Garuti

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Lo studio delle Lingue antiche, antichissime ed addirittura estinte, soffre al giorno d’oggi,a mio avviso, di una sorta di ” isolamento ” da altre discipline, francamente incomprensibile, soprattutto da parte della Storia e della Archeologia. Ne deriva che spesso i campi di ricerca procedano per proprio conto non senza una mancanza di informazioni che spesso non avrebbe ragion d’essere. Per la verità ciò si verifica soprattutto per quanto riguarda lo studio di periodi ” pre – Storici ” e forse la motivazione,per quanto non condivisibile a mio avviso, è chiarissima : mancanza di testi scritti, mancanza di reperti ed in genere mancanza di “testimonianze ” intese nel senso tradizionale. E’ un errore, ed anche considerevole, peraltro più evidente nel nostro Paese che non all’Estero. Le lingue antiche, addirittura estinte,lasciano sempre qualcosa dietro di sè, tramandano nomi,o parti di nomi,altrimenti inspiegabili ed anzi, proprio la loro integrazione con quelle successive e ben testimoniate, ne rivela la presenza e ne giustifica grande considerazione. Continua a leggere

NURAGHI – DUN – TOFET: PROVE ARCHEOLOGICHE A CONFRONTO

Di Fabio Garuti

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Dato che la Ricerca Indipendente viene bollata, da gran parte del Mondo Accademico, come “fantasiosa”, “priva di riscontri”, “inaffidabile”, fino ad arrivare a termini talvolta irripetibili (parliamo di evidente Negazionismo, ma non a copertura di qualche oscuro complotto, bensì semplicemente di posizioni acquisite e da non voler assolutamente mettere in discussione…), mi sembra logico, opportuno e doveroso fare un bel raffronto metodologico, con tanto di immagini e descrizioni, su due esempi concreti di “prova archeologica”. La posta in gioco, e lo sanno benissimo tutti, nessuno escluso, è molto più alta di quanto si creda e soprattutto di quanto si voglia talvolta far credere: la Credibilità, requisito fondamentale per ottenere l’attenzione, l’approvazione e l’incoraggiamento del Pubblico e capace, inoltre, di creare una “forchetta” sempre più ampia ed incolmabile tra i due modi di affrontare la Ricerca Storico-Archeologica.  Continua a leggere

TEOTIHUACAN – NOVITA’ DAL SOTTOSUOLO

Traduzione di E.Din: La Terra degli Anunnaki

Articolo di qualche mese fa (Novembre 2014) che riproponiamo alla luce di quanto sta avvenendo in Messico riguardo le nuove scoperte sotto la piramide di Chichen Itza (Articolo E.din: https://edinterranunnaka.wordpress.com/2015/08/23/messico-la-piramide-di-kukulkan-nel-sito-di-chichen-itza-rivela-un-segreto-per-gli-scienziati/)

Continuano gli scavi che stanno portando alla luce una serie di camere poste sotto la città di Teotihucan.
Il fatto che abbiano scoperto condotti che si spingono sotto la falda freatica, camere, alcune delle quali semi allagate, ci indirizza sempre più verso le ipotesi fatte sull’utilizzo e la funzione delle piramidi.

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LILITH – NEL VICINO ORIENTE

Di Inanna Adamas

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“In quel tempo vi era un albero tutto solo, l’albero uluppu era tutto solo.
Esso era piantato sulla riva del puro Eufrate,
e si nutriva delle acque del fiume Eufrate;
il vento del sud sradicò le sue radici, ruppe le sue fronde. L’acqua dell’Eufrate lo trascinò via.
Una donna, rispettosa della parola di An, vi passò accanto, rispettosa della parola di Enlil, vi passò accanto,
essa prese l’albero nella sua mano e lo portò a Uruk, nel santo giardino di Inanna essa lo portò.
dopo che dieci anni furono passati, l’albero crebbe imponente, ma il suo tronco non aveva foglie.
Nelle sue radici un serpente che non teme magia vi aveva fatto il nido; nei suoi rami l’aquila Anzu vi aveva deposto i suoi piccoli;
nel suo tronco la Vergine lillake vi aveva costruito la sua casa”.

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I PITTI

Di Fabio Garuti

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Cominciamo ad analizzare i primi riscontri possibili susseguenti agli indizi che abbiamo potuto visionare. Per farlo è necessario iniziare a capire CHI abitava in questi territori ubicati nel Nord della Scozia. Di norma si crede che la Britannia sia sempre stata abitata dai famosi Celti, ma non è così. Esattamente come per i Broch ( torri che analizzeremo a fondo ) vi sono molte imprecisioni, con una bibliografia, soprattutto in lingua Italiana, carente in proposito. Ebbene, nel Nord della Scozia, ed in periodo “pre – Celtico” , spesso denominato in modo vago “proto – Celtico”, abitava il Popolo dei PITTI. Il termine è chiaramente Italianizzato, dato che di essi, fortunatamente, abbiamo qualche notizia precisa, sebbene riferentesi al periodo in cui ormai erano in procinto di confluire , per quanto attiene al Nord della Scozia, nel grande Mondo Celtico, appunto. la differenza tra Celti e Pitti va chiarita a fondo; per noi è basilare. Il poter analizzare indizi che colleghino Nord Insulare Scozzese e Sardegna sottende il chiarire di CHI stiamo parlando. Dunque, per quanto riguarda i Celti, di cui abbiamo notizie e tracce precise, sappiamo che non prediligevano luoghi circoscritti ed identificabili in modo preciso, non edificavano torri simili ai Nuraghi, non viaggiavano per mare, non prediligevano le Isole e non avevano ( attenzione !!! ) una società di tipo matriarcale. Questo aspetto lo analizzeremo in seguito: per adesso Vi basti prenderne atto. la Donna aveva un ruolo certamente paritario, ma non di supremazia. Presso i Pitti era tutto differente, e soprattutto nel senso che ci interessa : innanzitutto vediamo il nome. Pitti è una derivazione Latina ( da PICTUS, “dipinto” in ossequio al fatto che costoro, prima di andare in battaglia, si dipingevano il Corpo, appunto pittandolo ). Ma questa è una spiegazione dal nostro punto di vista, in quanto adottiamo il termine “pittarsi” proprio in tal senso, in base a quella definizione. Il Gaelico è molto più chiaro : PEICTA o PEICT’ od il Gallese PEITH o PITH, indicano chiaramente ” Colui che Combatte”. la cosa è talmente riconosciuta, che nelle antiche saghe vichinghe ( testimonianza raccolta in Islanda) si sconsigliava vivamente ai giovani vichinghi di recarsi in quei territori Scozzesi, data la proverbiale capacità marinara e guerriera dei Pitti. Non so se mi spiego….

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IL BUIO DELLA STORIA – FENICI E SARDI ANTICHI IN BRITANNIA

Di Fabio Garuti

Fenici, ossia non meglio identificata popolazione Medio-Orientale che utilizzava il colore Rosso-Porpora (altro non si sa di preciso), di cui stranamente si conoscono ben poche certezze a fronte di una super-valutazione storica decretata dalla archeologia ufficiale nostrana, che li ha sempre considerati dominatori-inventori-civilizzatori, eccetera, del Mediterraneo, all’inizio del Primo Millennio avanti Cristo. Mi ha molto colpito il fatto che, sempre stranamente, detta ufficialità abbia sempre glorificato ben poco la capacità marinara di detti Fenici, sebbene già nell’antichità se ne sia parlato, e ne esistano documentazioni certe. Sintomatica la vicenda dell’ammiraglio fenicio-cartaginese Imilcone che, verso la metà di detto primo millennio avanti Cristo, avrebbe “addirittura” doppiato le Colonne d’Ercole (Stretto di Gibilterra) e sarebbe arrivato, affrontando il pericoloso oceano Atlantico, in Britannia.
Ci riferisce il tutto proprio Plinio il Vecchio, (famoso Letterato Romano del primo secolo dopo Cristo)nella propria Naturalis Historia, a riprova del fatto che veleggiare in pieno Atlantico era considerata una impresa a dir poco sensazionale. Teniamo presente che siamo, appunto, a cavallo della metà del primo millennio avanti Cristo. Dove sorge ilproblema ? Sorge laddove, considerando i contatti ormai sempre più evidenti tra Sardegna e Scozia Settentrionale, già in età pre-Celtica, c’è una sorta di “buco storico” , di almeno un paio di migliaia di anni.

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ALFABETO SARDO ANTICO – ALTRI TERMINI TRADOTTI

Di Fabio Garuti

Il bronzetto a cui abbiamo fatto cenno nell’articolo precedente:

https://edinterranunnaka.wordpress.com/2015/09/01/ogham-sardo-la-prova-che-la-antica-civilta-sarda-utilizzava-un-alfabeto/

https://edinterranunnaka.wordpress.com/2015/09/07/sasardinian-ogham-the-proof-that-the-ancient-sardinian-civilization-used-the-ogham-alphabet/

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è davvero molto interessante e significativo, dal momento che ci permette di effettuare la traduzione di diversi termini: non solo di senso compiuto, ma soprattutto, cosa fondamentale, ricollegabili sia alla Lingua parlata (Sardo moderno), sia,molto spesso, alle antiche Lingue Britanniche. Non dimentichiamo mai i collegamenti, in età molto remota, tra questi due Territori, vera chiave di volta per comprendere, sia come datazioni sia come individuazione socio-culturale, tante prerogative della Antica Civiltà Sarda.
Questa volta analizziamo un termine ( ben identificato nella magnifica grafica elaborata da Valeria Putzu, che ringrazio, e che si sta occupando da par proprio dei collegamenti tra Antica Civiltà Sarda e Penisola Iberica ) davvero interessante, posto al di sotto della parola F-A-B-A che abbiamo visionato nell’articolo precedente : si tratta del termine A-B-B-A (linea lunga-linea breve-linea breve-linea lunga, sempre ad intersecare la retta base che funge da piano di scrittura). Per chi conosce la Lingua Sarda saràstato semplice comprendere di cosa si tratti : della parola ACQUA, utilizzata, (“Abba” appunto) in Sardegna, ancora oggi.
Per quanto attiene al collegamento con le Lingue Gaeliche, il prefisso ABB- ha vari significati. Li analizzeremo parlando di un ulteriore argomento. Per il momento ci interessa sapere che anche in questo caso ABBA in Sardo ed ABB- in Gaelico hanno comunque diversi punti di contatto.
Alla prossima, con la traduzione di altri termini scritti in Antica Lingua Sarda.