TECNOLOGIA ATOMICA NELLA PREISTORIA – LE PROVE

Di Fabio Garuti

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La nuova archeologia si muove ormai su parecchie direttrici di ricerca, e questo è un fatto innegabile. A parte l’argomento piramidi, su cui l’ortodossia ha trovato la propria Waterloo nella grande piana di Xian – Cina, c’è quello relativo alla “tecnologia dalla preistoria” che ormai tiene sempre più banco tra appassionate ed appassionati del settore. Tante le prove su cui l’ufficialità ovviamente tace : dalla mica (minerale estremamente friabile) lavorata in fogli non realizzabili senza complessi procedimenti tecnologici ed utilizzata come isolante termico nelle grandi piramidi , alle lampadine elettriche reinventate a fine Ottocento, dai ganci in metallo alla deviazione a doppio angolo retto del corso di un fiume, eccetera. Tutti argomenti di cui ci siamo occupati.
Ma c’è una ulteriore prova, di cui abbiamo parlato, e che ben volentieri rivisito al fine di fornire ulteriori aggiornamenti, come mi è stato richiesto da appassionate ed appassionati. Si tratta delle trasformazioni genetiche dei vegetali. Ora, posto che il mais, o granturco, nella forma, nell’aspetto e nelle caratteristiche scoperte dai Conquistadores Spagnoli nel 1.500 circa era già un vegetale assolutamente “incomprensibile” ( e questa è una prova ASSOLUTA di tecnologia antichissima , al pari di quella fornita dalla trasformazione della Mica) si comprende perché l’ortodossia archeologica taccia totalmente anche su questo argomento : non ha nulla da opporre. Vediamo brevemente perché : il mais da solo non può riprodursi. Ho già spiegato più volte il perché ( pesantezza dei semi, semi che non si staccano, foglie che li serrano in una sorta di morsa), e su queste argomentazioni ho ricevuto il conforto di parecchi professionisti del settore.
A questo punto la domanda : chi ha operato queste trasformazioni ? Quando lo ha fatto ? E soprattutto, come ha fatto ? Sembra incredibile, ma se ho potuto rispondere a questi quesiti è solo perché tale attività di modifica genetica è stata riutilizzata anche nel secolo scorso, dalla nostra tecnologia per la verità con risultati non proprio lusinghieri.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, i devastanti effetti delle due bombe atomiche sganciate sul Giappone provocarono mutazioni genetiche immediate soprattutto nei vegetali. Si pensò bene, avendone finalmente compreso lo scopo, fino ad allora assolutamente ignoto, di ricreare ed utilizzare copie di antichissime strutture, fino ad allora-ripeto- assolutamente non comprese ma diventate appunto comprensibilissime dall’Agosto del 1945, e su cui ancora oggi grava (ovviamente) l’oblio assoluto : strutture a cerchi concentrici, con vari anelli di massimo alcuni metri di larghezza ciascuno, con un diametro totale variabile tra i cento ed i duecento metri, con uno spazio vuoto al centro, inutilizzabili, incomprensibili ed abbandonate da sempre. Gli stessi popoli che vivono, e vivevano, nei pressi di queste antichissime strutture non avevano, e non hanno, la più pallida idea della funzione che potessero avere. Dato importante : analisi effettuate su assai vetusti campioni di piante, hanno dato responsi importanti relativamente a mutazioni improvvise e subitanee , risalenti ad oltre 10.000 anni fa circa, che solo radiazioni nucleari possono causare agendo sulla struttura genetica dei vegetali medesimi. Che poi tali strutture circolari siano ancora oggi ben visibili proprio lungo la Linea delle Piramidi, è una ulteriore conferma al tutto. I siti ? Moray in Perù, Columa in Bolivia ( il nome l’ho dato personalmente, dato che il sito è sconosciuto ), alture del Golan in Medio Oriente, deserto del Gobi a Nord della Cina. La funzione dei campi ? Ve la spiego subito, tramite la testimonianza di un addetto : ” Nei Giardini Gamma ( “Giardino”, o “Garden” in Inglese, è un termine per lo meno eufemistico, dato che il termine “Gamma”, ad esso accostato, indica l’utilizzo di radiazioni nucleari ) viene inserito del materiale radioattivo in una sorta di palo o di asta, che, all’arrivo di coloro che lavorano nel campo circolare, viene abbassato sotto terra in una camera rivestita di piombo. Recinzioni ed allarmi indicano quando le radiazioni sono attive. Più i vegetali sono vicini al palo e più muoiono per le radiazioni. Quelli troppo lontani non ne risentono, e quindi solo quelli centrali subiscono modifiche. La forma circolare dei campi permette di sfruttare l’effetto radioattivo di mutazione genetica in modo sistematico”
Questa testimonianza non è di 10.000 anni fa, ma degli anni Settanta circa.
Il problema grave, e quindi il difetto, di questi “Giardini circolari Atomici” , fu riscontrato nelle modifiche troppo violente che tali vegetali subivano, e che i tecnici non riuscivano a controllare al meglio. L’unica forma di contenimento all’effetto radioattivo consisteva infatti nel semplice allontanamento dal centro di emissione del fascio radioattivo. Ovvio che anticamente conoscessero altre tecniche per modificare od indirizzare o contenere la forza delle radiazioni, senza basarsi solo sul semplice e mero allontanamento dalla fonte di emissione. Non si spiegherebbe, altrimenti, come abbiano potuto effettuare modifiche per noi ancora oggi assolutamente impensabili ed impossibili.
A detta di alcuni esperti, era come se, in questi campi circolari, il patrimonio genetico delle piante venisse preso a martellate. Chiaro che si sia trattato di una tecnologia non ben controllata dalla nostra ingegneria genetica, e che di conseguenza non ebbe il successo sperato. Di questi Giardini, o Campi Gamma, non si è praticamente mai parlato. Né di quelli antichi e né di quelli moderni. Oggi si parla di O.G.M. ( Organismi Geneticamente Modificati ), ma in questo caso natura e tipologia degli interventi sono completamente differenti e certamente molto più mirate.
Il perché del silenzio assoluto da parte dell’ufficialità è evidente e consueto. Bisognerebbe dimostrare chi abbia ideato i Campi moderni, e soprattutto bisognerebbe spiegare a cosa servissero i campi antichi ed antichissimi che oltretutto, guarda caso, hanno dimensioni identiche a quelli moderni. Tecniche nucleari 12/13.000 anni fa…Meglio far finta di nulla come al solito. Dimenticavo : sia i Campi circolari antichi che quelli moderni, sono suddivisi in quattro settori, grazie ad una grande X che divide il tutto. Sia quelli antichi che quelli moderni, tanto per essere ancora chiarissimi…
Non vorrei sembrare sarcastico, ma, a questo punto, sembra proprio di essere tornati a scuola, quando la Professoressa domandava soavemente “chi avesse copiato chi”……..

(tratto da : La Preistoria Atomica – Anguana Edizioni, Sossano – Vicenza)

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