LA TEORIA DELL’ESPANSIONE TERRESTRE

Di Antonio Soritto e la sua pagina FB Curiosando in Alto e in Basso

https://www.facebook.com/pages/Curiosando-in-Alto-e-in-Basso/234937163378952

10841816_334619486744052_9160011508338395691_o

Formulata da diversi autori negli anni Trenta, la teoria dell’espansione terrestre è stata ripresa negli anni Settanta dallo studioso australiano Samuel Warren Carey, al quale si devono non solo il contributo di nuovi importanti elementi a suo sostegno ma anche la sistemazione più organica dei dati su cui poggia; suo presupposto fondamentale è che l’estensione della superficie terrestre non sia rimasta costante nel tempo, ma sia invece progressivamente aumentata. Secondo Carey, che si basa su misurazioni geodetiche e ricostruzioni paleotettoniche, l’espansione della Terra, a partire dal Paleozoico, risulterebbe pari a circa il 40% della superficie iniziale; il diametro terrestre sarebbe dunque aumentato di 1,7 cm all’anno. Egli suppone che le masse continentali siano sempre esistite, crescendo d’estensione nel corso del tempo; le masse oceaniche, invece, sarebbero comparse, e si sarebbero via via sviluppate, per effetto dell’espansione terrestre; mentre la formazione dei rilievi montuosi sarebbe dovuta a un geotumore che risale verso la superficie (vedi teorie orogenetiche). Inoltre lo studioso australiano respinge l’ipotesi secondo la quale esisterebbero zone di subduzione con consunzione litosferica, come prospettato dalla teoria della tettonica a zolle. Secondo Carey la superficie terrestre è costituita attualmente da otto poligoni di primo ordine, posti in contatto fra loro lungo le dorsali e le fosse, e aventi uno spessore che raggiunge la base del mantello; ciascuno di questi poligoni principali sarebbe formato a sua volta da poligoni minori (di secondo ordine) il cui spessore giunge fino alla base dell’astenosfera. In conclusione, le cause dell’espansione terrestre non sono ancora note. Tuttavia Carey avanza alcune ipotesi: esse potrebbero risiedere in una progressiva diminuzione della costante gravitazionale G, in transizioni di fase da materiali più densi a materiali meno densi, oppure in un aumento progressivo di massa per trasformazione dell’energia in materia.

Christopher Otto Hilgendberg è stato il primo, nel 1933, a mostrare che se restringiamo la Terra al 55-60% della sua attuale dimensione, allora tutti i continenti si incastrano insieme a formare un puzzle, come mostrato in figura 5.2.

  wilcock_TDC_5_002

Egli ha fatto la coraggiosa supposizione che ciò fosse causato dall’espansione della Terra; un tempo nel passato essa era veramente il 55-60% dell’attuale dimensione. L’articolo più rigoroso che abbiamo trovato sull’argomento è di James Maxlow [7], e sarà citato nel proseguio.
Questo nuovo modello certamente non è nei libri di testo delle scuole di oggi, ma sta lentamente guadagnando popolarità nel corso degli anni. Un Simposio sull’Espansione della Terra è stato tenuto a Sidney, in Australia nel 1981, e lo Smithsonian Institution ha ospitato un meeting nel 1989 dove sono stati discussi questi concetti ed altri relativi a modelli tettonici globali. Come scrive Maxlow,
Questi argomenti [nel meeting dello Smithsonian] hanno indicato che sembra esserci qualcosa di discutibile nella teoria della tettonica a placche per come è attualmente presentata (Kremp, 1992) e che i presenti concetti di tettonica a placche / deriva dei continenti / oscillazione dei poli, possano aver bisogno di essere rivalutati, rivisitati e respinti (Smiley, 1992).


Fonti:

http://www.stazioneceleste.it/…/wilcock/wilcock_TDC_05.htm

ATLANTIDI – I tre diluvi che hanno cancellato la civiltà

di Diego Marin, Erik Schievenin, Ivan Minella

10982232_450567068482626_5452554993597577839_n 11737839_450567198482613_4729620344616190999_n11755887_450563738482959_6458931680291742524_n

L’8 Maggio 1953 Albert Einstein, il più grande fisico della storia, si complimentava con Charles Hutchins Hapgood, professore di Antropologia e Storia della scienza al Keene State College del New Hapshire. Nella prima lettera di un lungo scambio epistolare scriveva:

“Trovo veramente notevoli le sue argomentazioni e ho l’impressione che la sua ipotesi sia esatta. Non è possibile dubitare del fatto che spostamenti significativi della crosta terrestre abbiano avuto luogo più volte in un breve periodo di tempo “.
Scrisse poi nella prefazione al libro di Hapgood, “Earth’s Shifting Crust”:
“In ogni punto della superficie terrestre che è stato accuratamente studiato, molti dati empirici indicano che si sono verificati numerosi mutamenti climatici apparentemente repentini. Ciò è spiegabile, secondo Hapgood, se la crosta esterna della terra, praticamente rigida, subisce di tanto in tanto vaste dislocazioni…” H. Einstein.
La teoria suggerita da Hapgood si proponeva di spiegare, all’interno di un unico schema, l’avvento delle ere glaciali, nonché le concomitanti eruzioni vulcaniche su scala mondiale, le estinzioni di massa dei grandi mammiferi, le migrazioni di popolazioni verso il continente americano e l’inizio dell’agricoltura. Tutto rientrava nelle conseguenze di una dislocazione della crosta terrestre come un tutt’uno, sconnessa dal moto lento delle singole placche continentali. Tale fenomeno è stato identificato con certezza dalla geologia come responsabile, 535 milioni di anni fa, della più grande differenziazione delle specie animali, nota come “esplosione Cambriana” . Verso la metà degli anni Sessanta, aiutato dai suoi studenti, il professore iniziò ad esaminare una serie di mappe terrestri, antiche quanto precise, che riportavano regioni terrestri quali la Cina, le Americhe e zone dell’Antartide libere dai ghiacci, molto tempo prima che gli esploratori europei ne sondassero i contorni. Le antiche carte nautiche rappresenterebbero la terra prima dell’ultima dislocazione, quando il Nord America era coperto dai ghiacci e un terzo dell’Antartide ne era invece libera. In quel tempo, popoli di cacciatori-raccoglitori si rifugiarono dalla marea in alta montagna, mentre “le città costruite in pianura e sulla sponda del mare andarono completamente distrutte. Qualche mandria di buoi e gregge di capre, per puro caso scamparono alla morte in qualche anfratto. Furono questi rari armenti che essi portavano al pascolo e che in quegli inizi permisero loro di sopravvivere” . Ciò presume che l’emergere dell’agricoltura, di cui l’allevamento degli armenti rappresenta il primo passo, non sia che la rinascita di un’attività appresa tanto tempo prima. Alle origini dell’agricoltura si interessò, nel 1886, Alphonse de Candolle:
“Per scoprire l’origine geografica di una specie coltivata, uno dei mezzi più diretti consiste nel ricercare in quale paese essa cresce spontaneamente senza il ricorso dell’uomo “.

11667346_450566961815970_1232113222950701564_n
Il famoso botanico sovietico Nikolai Ivanovich Vavilov (1887-1943), accogliendo l’approccio di Candolle, raccolse in pochi anni più di cinquantamila piante selvatiche di tutto il mondo e individuò otto centri indipendenti di origine delle più importanti piante coltivate, ipotizzando una relazione diretta fra gli otto centri e le più alte catene montuose della terra. Inizialmente, la zona di sviluppo dei vegetali più coltivati nel Vecchio Mondo si trovava nella fascia tra i venti e i quarantacinque gradi di latitudine nord, vicino alle maggiori catene montuose: l’Himalaia, l’Hindu Kush, il Caucaso, i Balcani e gli Appennini. Nel Nuovo Mondo essa correva in direzione longitudinale, conformandosi però in entrambi i casi alla direzione delle grandi catene montuose. Vavilov dimostrò che le coltivazioni più diffuse derivavano da piante originariamente situate su montagne. I superstiti del diluvio, terrorizzati all’idea di un’altra alluvione, si rifugiarono sulle montagne e tramandarono le conoscenze antiche, specie quelle relative all’agricoltura . Dislocandosi la crosta, alcune regioni si spostarono verso l’equatore e divennero più calde. Altre furono sospinte verso i poli ed infine alcune rimasero climaticamente immutate. Solo tre regioni assicurarono stabilità climatica e terre d’alta quota, situate a metà strada tra l’attuale linea equatoriale e la precedente. L’agricoltura tropicale iniziò in questi luoghi 15.000 anni fa, a più di millecinquecento metri sul livello del mare. In Sud America l’agricoltura rifiorì presso il lago Titicaca. Solo in questa zona delle Americhe le piante e gli animali non dovettero migrare per sopravvivere. Qui si coltivarono per la prima volta le patate e si allevarono i lama ed i porcellini d’India. Agli antipodi, il riso fu coltivato per la prima volta a Spirit Cave, sugli altipiani tailandesi. Sugli altipiani etiopici, vicino alle sorgenti del Nilo Blu, venne coltivato per la prima volta il miglio. Com’è possibile che ciò accadde contemporaneamente senza l’intervento di una forza esterna? Lo scorrimento della crosta innescò lo scioglimento delle “vecchie” calotte glaciali ma, come vedremo, ciò avvenne in tre rapidi episodi di cui il primo 15.000 anni fa, il secondo 11.600 anni fa ed il terzo 9.000 anni fa. Dopo quest’ultimo l’agricoltura sembrò nascere, o presumibilmente rinascere, anche in Egitto, Creta, Mesopotamia, India, Cina, anche in questo caso con una concomitanza di tempi incredibile. Secondo Platone, prima della dislocazione, una fiorente civiltà abitava un’isola grande quanto gli Stati Uniti, scavata da una fitta rete di canali, con capitale Atlantide. I suoi abitanti, i Pelasgi, scavarono la metropoli nella roccia secondo una pianta a cerchi concentrici. L’anello esterno ospitava per lo più commercianti, mentre verso l’interno si incontravano giardini, piste, camminamenti e palazzi, fino al centro urbano ed i suoi imponenti templi. Un diluvio la cancellò per sempre e costrinse i sopravvissuti ad emigrare.

11009092_450567338482599_4141413510338549061_n


Fonte: Antonio Soritto e la sua pagina FB Curiosando in Alto e in basso

https://www.facebook.com/pages/Curiosando-in-Alto-e-in-Basso/234937163378952

IL “MITO” DEGLI OANNES – PARTE I

Di Antonio Soritto

1477628_4715404779043_6673366897643201991_n 1964914_4715399898921_3109463071376846520_n10370816_4715403099001_1780740128830747614_n 10271586_4715401538962_4857786705348491273_n  10653704_4715400778943_5442573143119095574_n

Proviamo a parlare un pò di un antico mito che risale all’alba dei tempi e delle Civiltà. Un mito conosciuto e tramandato da tanti popoli sparsi sul globo (non è l’unico caso..) che ci parla di esseri venuti da …..”Altrove”. Agli albori dell’umanità l’uomo sviluppò un mito che si sarebbe connaturato profondamente nella cultura e nella tradizione dei millenni successivi. La discesa dal cielo di un essere divino, dalle fattezze antropomorfe ma anche di pesce, venuto per insegnare le arti e le scienze e apportatore di conoscenze e di insegnamenti che le tradizioni e gli antichi miti vorrebbero essere alla base dell’iniziale sviluppo dell’umanità. “Oannes”, Oanne(s), Oen, Oes, mostro metà uomo e metà pesce, venuto dal mare Eritreo, ed uscito dall’uovo primitivo, dal quale erano stati tratti tutti gli altri enti, comparve – dice Beroso – presso un luogo vicino a Babilonia. Egli aveva due teste; quella d’uomo era situata sotto quella di pesce. Alla sua coda erano uniti due piedi d’uomo del quale aveva la voce e la parola. Questo mostro stava fra gli uomini senza mangiare, dava loro la cognizione delle lettere e delle scienze, insegnava loro ad esercitare le arti, ad innalzare templi, edificare città, ad istituire delle leggi, e a fissare i limiti dei campi con sicure regole, a seminare, e a raccogliere i grani ed i frutti; in una parola, tutto ciò che raddolcire i loro costumi poteva contribuire. Al tramontar del Sole, ei ritiravasi nel mare e sotto le acque passava la notte. Continua a leggere

LA GRANDE PIRAMIDE: QUALCHE CIFRA

Di Antonio Soritto

10425136_297346830471318_1521148867809300687_n 10599309_297346217138046_1186765502379064244_n

  • La Grande Piramide è la struttura più accuratamente allineata in esistenza, rivolta al nord geografico con solo tre sessantesimi di grado di errore. All’epoca della costruzione era probabilmente un allineamento esatto.
  • E’ collocata al centro della massa terrestre della terra. Il parallelo est/ovest della terra e il meridiano nord/sud si intersecano alla Grande Piramide.

10649812_297346160471385_7503425770561649204_n

  • L’altezza della Piramide è di 5449 pollici. Questa è l’altezza media della terra sopra il livello del mare per il pianeta terra.

10616546_297346760471325_6147242159082962425_n

  • La massa di pietra della piramide mantiene la temperatura interiore su una costante di 68 gradi Fahrenheit. Questa è la temperatura media della terra ed anche la temperatura media dell’Egitto.
  • I centri dei quattro lati sono fatti ad incastro con un grado di precisione straordinario, formando una piramide ad otto lati. L’effetto non è visibile dal terreno e può essere notato dall’aria, con l’illuminazione giusta.
    La curvatura notata come sopra uguaglia la curvatura della terra.
  • Per l’angolazione dei lati della piramide e la sua latitudine, essa non getta ombra a mezzogiorno dell’equinozio di primavera.

10660259_297346907137977_6218759434660135609_n10641245_297345777138090_586877084191078133_n

  • Al tempo della sua costruzione l’ingresso della Piramide si allineò con la stella polare.

10626591_297346500471351_2902258608440181561_n

  • Le fondamenta delle pietre angolari hanno una costruzione sferica capace di resistere all’espansione termica e ai terremoti.
  • La lunghezza di un lato base al livello medio di incavatura è di 365,2425 cubiti piramidali, che corrisponde al numero di giorni in un anno.
  • Il perimetro della base diviso per 100 è 365,2425, che corrisponde al numero di giorni in un anno.
  • Il cerchio geometrico sul quale è basato il piano della Piramide equivale a 365,2425 pollici piramidali, che corrisponde al numero di giorni in un anno.
  • Facendo la quadratura del cerchio, la somma delle diagonali della base ammonta a 25.826,53 pollici piramidali, equivalenti al numero di anni nella precessione degli equinozi.
  • Se l’altezza della Piramide viene assunta come il raggio di un cerchio, la circonferenza del cerchio è uguale al perimetro della base.
  • La lunghezza della Camera del Re in pollici piramidali, usata come il diametro di un cerchio, produce un cerchio con un’area uguale all’area della base della Piramide in cubiti piramidali.
  • Il rapporto pitagorico rappresentato da un rettangolo 3-4-5 è rivelato nelle dimensioni della Camera del Re. Il rapporto pitagorico non fu identificato fino al 497 a.C.
  • La differenza di larghezza fra la Grande Galleria superiore e il Passaggio Ascendente, misurata da una linea assiale attraverso il centro, è di 20,26 pollici piramidali. Ciò corrisponde alla costante aberrazione della luce quando si muove attraverso lo spazio, che si misura ad un angolo di inclinazione ed è di 20,2608+ secondi di arco.
  • Il manto esterno è composto di 144.000 pietre di rivestimento, tutte ben levigate. Il numero 144.000 è un numero sacro nel cristianesimo. Le letture di Cayce indicano che il terzo gruppo di anime, condotto da Amilius, contava 144.000 anime.
  • Una linea tracciata dalla sommità della Piramide a Betlemme è uguale all’angolatura del Passaggio Ascendente. Questa linea attraversa anche il Monte Sinai, dove Mosè ricevette i dieci comandamenti.
  • Il sarcofago di granito nella Camera del Re è troppo grande per passare nei passaggi. Deve essere stato collocato là durante la costruzione.
  • Il sarcofago fu ricavato da un blocco solido di granito. Questo avrebbe richiesto seghe di bronzo, lunghe 8 o 9 piedi, indurite con denti di zaffiro. Rendere concava la parte interna richiedeva trivelle cave di zaffiro con enorme forza verticale.
  • L’analisi microscopica del sarcofago rivela che fu fatto con una trivella a punta fissa, usando frammenti di pietre dure con una forza di trivellazione di due tonnellate.
  • La lunghezza media del sarcofago è uguale alla larghezza della Camera del Re meno la lunghezza dell’Anticamera.
  • Il sarcofago fu fatto di granito rosso. Il granito rosso è raro e quello usato è identico a quello trovato sul Monte Sinai, dove Mosè ricevette i dieci comandamenti.
  • Il volume interiore del sarcofago equivale una tonnellata piramidale. Questo è lo stesso volume interiore dell’Arca dell’Alleanza.
  • La Grande Piramide, insieme alle due piramidi minori dell’Altopiano di Giza, la piramide di Nebka ad Abu Rawash e la piramide a Zawar al Aryan sono in perfetto allineamento con le posizioni delle stelle nella costellazione di Orione, circa nell’anno 10.400 a.C. Questa è la data fornita da Cayce per la costruzione della Piramide. Orione era legato al dio egizio Osiride.

10612687_297346050471396_8587474602520612143_n

  • Il condotto meridionale nella Camera del Re era allineato con la stella Al Nitak nella costellazione di Orione.

10649831_297346353804699_8862018790244262379_n

  • Il condotto settentrionale nella Camera del re era allineato con la stella polare, Alpha Draconis.
  • Il condotto meridionale nella Camera della Regina era allineato con la stella Sirio, legata alla dea egizia Iside.
  • Il condotto settentrionale nella Camera della Regina era allineato con la stella Orsa minore.

10624854_297345873804747_7062712434828293768_n